Ghirlanda di "Benvenuto" per il mese di marzo, dipinta a mano libera con pastelli acquarellabili.
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Ghirlanda di "Benvenuto" per il mese di marzo, dipinta a mano libera con pastelli acquarellabili.
I gyoza sono un piatto tipico della cucina cinese conosciuti ormai in tutto il mondo. Si tratta di una pasta sottile farcita con verdure e carne di maiale, cotti al vapore; vengono serviti molto caldi accompagnati da salsa di soja. Il ripieno si realizza in poco tempo, quello che richiede attenzione e manualità è la chiusura dei gyoza. Per la cottura si può procedere con la vaporiera di bambù secondo la cottura originale, oppure con una semplice pentola in acciaio.
La mia solita crostata "Lampo", velocissima da preparare farcita con mele, mirtilli, uvetta e datteri e arricchita da confettura di albicocche.
Innanzitutto voglio presentarvi il Parüc o Farinel, è un'erba selvatica tipica della montagna, ricca di ferro tanto da essere definita anche Spinacio selvatico. È facile raccoglierla vicino alle baite, in prossimità delle malghe e delle cascine e le sue foglie verdi triangolari sono al tatto farinose. In cucina questa erba deliziosa può essere usata in modi diversi: si aggiunge al minestrone, scottata in acqua bollente viene ben scolata e servita come insalata e ancora si possono fare ottimi gnocchetti di pane. Questa ricetta arriva dalle mie valli bergamasche, precisamente dalla Valle Taleggio, dove nasce il formaggio Taleggio, un formaggio di origini antichissime, anteriori al X secolo, e dove nei prati si trova anche il Parüc e così sono nati gli gnocchi con parüc e crema di taleggio.
Ingredienti per 4 persone
4 tranci di focaccia porpora (Qui per la ricetta)
8 fette di salmone affumicato
4 foglie di lattuga
4 pomdorini ciliegini
4 pezzettini di formaggio a pasta dura
4 cucchiai di formaggio spalmabile
Tagliare la focaccia appena uscita dal forno, quindi bella calda, in pezzi rettangolari della grandezza desiderata.
Su ogni pezzo aggiungere le fettine di salmone affumicato, foglie di insalata verde, il pezzettino di formaggio a pasta dura, il cucchiaio di formaggio spalmabile e un pomodorino ciliegino, trattenere il tutto con uno stuzzicadenti.
Servire intanto che la focaccia è ancora bella calda.
C'era una volta un tempo in cui per fare la polenta occorrevano la farina macinata grossa, un grande paiolo in rame, il fuoco a legna, buone braccia e almeno un'ora di lavoro. Per secoli la polenta è stata per intere generazioni di bergamaschi l'elemento centrale della dieta, arricchita saltuariamente da un pezzo di formaggio, da una fugace toccata su un'aringa o sulla pancetta, o dal puro e semplice...niente. Ci sono stati anni in cui a Bergamo parlare della polenta era come parlare dell'aria che si respira, al punto che ai bergamaschi è stato affibbiato il soprannome di polentoni. Oggi i tempi sono cambiati e la polenta non è più la stessa. Volendo la si prepara sul fuoco a gas nel pentolino, si gira da se con il paiolo elettrico, o ancora con il termomix e in poco tempo, senza fatica, è pronta...ma non in casa mia...c'è sempre il paiolo, il bastone per mescolarla che in dialetto bergamasco si chiama menadùr e viene cotta sul fornello per un'ora, a volte anche un'ora e mezza...